La popolazione del deserto più nota è sicuramente quella dei Tuareg. I Tuareg sono 400. 000 , sono organizzati in confederazioni e sono stanziati nel sud dell'Algeria, nel Niger e nel Mali. Oggi solo 50. 000 vivono nei limiti climatici del Sahara. Per quanto riguarda il loro aspetto fisico, presentano statura anche molto alta, faccia lunga e stretta, corporatura robusta, capelli ed occhi scuri. La loro religione è islamica.
I Tuareg sono una popolazione nomade organizzata in piccole tribù, non più di quaranta membri.
Un ruolo molto importante è rivestito dalle donne, secondo una struttura familiare di tipo matriarcale.
Vengono anche chiamati “uomini Blu” per via del colore del telo con cui gli uomini si avvolgono la testa ed il viso, lasciando scoperta solo una stretta fessura per gli occhi. Indossano una lunga veste chiamata caffettano, questo abbigliamento serve ai Tuareg per ripararsi dal vento e dalla sabbia del deserto.
Si dedicano soprattutto alla pastorizia e all’agricoltura nelle oasi e all’allevamento di dromedari.
I Tuareg vivono principalmente di prodotti ricavati dai loro animali.
La loro alimentazione è costituita da latte cagliato, burro fermentato, datteri e cereali (in particolare il miglio) dai quali ottengono la farina.
Cucinano un particolare tipo di pane che viene cotto sotto la sabbia rovente del deserto. Mangiano anche una specie di polenta di miglio, accompagnata da latte fresco cagliato e burro fuso. La carne è mangiata raramente, ma quando c'è un ospite è tradizione uccidere una capra.

La bevanda tipica dei Tuareg è il tea, un infuso di foglie di menta, mescolato a pane e zucchero. La tradizione vuole che si bevano tre bicchieri di fila per venti volte al giorno.Questa tradizione proviene dal bisogno di assumere una dose abbondante di zuccheri che si smaltisce facilmente al caldo del deserto.
Un’altra popolazione che abita il deserto è costituita dai Mongoli. I Mongoli vive nel deserto dei Gobi, che deve a loro il suo nome: gobi in mongolo significa infatti deserto. Sono solo 2,4 milioni dispersi su un territorio molto vasto con una densità di sono 1,3 abitanti per chilometro quadrato.
I mongoli che abitano il deserto dei Gobi sono tradizionalmete una popolazione di allevatori nomadi, come i Tuareg, ma oggi si dedicano anche all’estrazione del rame, del fosforo e dell’oro.
I mongoli che si dedicano alla pastorizia si spostano con il variare delle stagioni e trasportano con sè sui loro cavalli o cammelli tutto ciò che possiedono: famiglia, bestiame ( pecore, capre, cavalli, cammelli, yak ) e la tipica abitazione, la yurta o gher. Si tratta di una tenda rotonda, costituita di legno facilmente smontabile e trasportabile.
Tradizionalmente i cibi sono divisi in due categorie : gli alimenti grigi:carne ovina bollita, che si consuma principalmente nei mesi invernali e gli alimenti bianchi, derivati del latte : cacio, yoghurt, panna, consumati invece nelle stagioni più calde. Qualche volta sono presenti anche cibi composti di farina,come i Guriltai, grosse tagliatelle, mentre invece sono quasi assenti i vegetali ad esclusione del cavolo, cipolla, cetrioli e frutti di Bosco.Le bevande tradizionali sono l’Airak, latte di giumenta fermentato, la Vodka mongola, ed il Té nero condito con latte e sale .
Un ruolo fondamentale nell’economia mongola è rappresentato dall’allevamento del cavallo, si contano pià di tre milioni di capi.
Il cavallo è anche un simbolo della ricchezza e del benessere di chi lo possiede, è infatti comune mostrare selle in legno lavorate e abbellite con argento come simbolo della propria classe sociale e del proprio censo.


Nonostante i suoi luoghi decisamente desolati, nel deserto di Atacama è documenta la presenza dell’uomo fin da tempi antichissimi, 14.000 anni! Infatti si sono ritrovati resti di abitazioni con tombe, mummie e utensili dell’età della pietra.I primi abitanti della regione furono gli indios atacameños autoctoni, che si insediarono nei llanos, i piani del Quimal, accomunati in minuscoli centri isolati. La loro lingua era il cunza, ora è quasi scomparsa. Gli indios vivono di pesca e i contadini, in virtù dell’acqua d’alcuni pozzi, raccolgono le uova dai nidi paludosi dei fenicotteri.
Ma il deserto di Atacama ha anche altri abitanti, si tratta del minatori bianchi che lavorano nelle miniere di rame, di nitrati, d’argento. Le miniere di rame, destinato all’esportazione, dànno lavoro a decine di migliaia d’operai, che però vivono in infernali baracche, né possono provvedersi, come i dirigenti americani di cibi freschi aviotrasportati da Antofagasta. L’atmosfera poi è inquinatissima. Il deserto di Atacama è il regno della sete. E’ comprensibile come una delle feste più sentite sia Limpia de las acequías, la pulizia dei canali conduttori d’acqua. Le feste degli autoctoni, connesse con le stagioni agricole, sono frequenti. Le loro danze durano due giorni in onore della Madonna di Guadalupe; il ballo è espressione d’una devozione non esente da influssi atavici precristiani. L’atacama può essere considerato un esempio di come l’uomo sia in grado di adattarsi alle regioni più inospitali.